La Corsa

LA CORSA
È sicuramente il momento più emozionante e coinvolgente dell’intera festa. Intorno alle ore 18:00 la Processione ed i Ceri si incontrano davanti alla Chiesa dei Neri. Il Vescovo dà ai ceraioli la benedizione "in articulo mortis" (data a chi è in imminente rischio di vita) con la reliquia di S. Ubaldo. I Ceri iniziano poi la loro Corsa per le vie del centro storico anticipati dall'Armata a cavallo con il Trombettiere che suona la carica. La folla applaude e accompagna i ceraioli al grido "Via ch'eccoli". Il Cero deve correre il più velocemente possibile, mantenendo una posizione verticale e cercando di evitare pendute o cadute. È assolutamente vietato il sorpasso, con i tre Ceri che devono mantenere lo stesso ordine per tutta la Corsa; Sant'Ubaldo, San Giorgio e Sant'Antonio. La lunghezza totale del percorso è di circa 4.300 metri ed è suddiviso in quattro tratti.

IL CAMBIO
La velocità ed il peso dei Ceri obbligano i ceraioli a frequenti cambi (ogni 100 m circa in discesa e 40 m in salita) che devono essere effettuati senza fermare la Corsa, secondo una tecnica maturata e tramandata nei secoli. Gli otto ceraioli, (quattro per lato), che devono entrare sotto il Cero, si lanciano tutti insieme con la spalla sotto la stanga dietro i compagni che devono sostituire. L’unica eccezione sono i puntaroli dietro che, per la mancanza di spazio, sono costretti ad entrare davanti al rispettivo ceraiolo. Solo allora i ceraioli uscenti si fanno da parte. Successivamente entreranno anche gli otto bracceri. I ceraioli in mezzo alle stanghe cambiano con meno frequenza, mentre risulta particolarmente difficile il cambio dei capodieci e del barelone avanti, che per uscire, sono costretti a correre in avanti ad una velocità più veloce del Cero.

PRIMO TRATTO
È un tratto piuttosto breve (665 m), in discesa (dislivello -32 m) e molto rapido. È considerato il più difficile e pericoloso della Corsa e perciò è riservato ai ceraioli più robusti e coraggiosi. Il tratto inizia con la Calata dei Neri (via Dante) con una discesa ripida del 15% (la più inclinata della corsa) chiusa da un secca curva a gomito (denominata curva della Statua). Successivamente, i Ceri scendono lungo il Corso, dove raggiungono la massima velocità della Corsa grazie ad un rettilineo di 400 m che anticipa una curva ad angolo retto a livello di piazza Sant'Antonio (piazza Oderisi), dove il solo Cero di Sant'Antonio deve eseguire una piccola girata. I Ceri affrontano poi un'altra discesa, la Calatella di Meli (via Cairoli), alla fine della quale si arriva alla prima sosta, che dura circa 15-20 minuti (tempo necessario per spostarsi dal primo al secondo tratto).

SECONDO TRATTO
È un tratto lungo quasi un chilometro che attraversa la parte bassa della città fino a raggiungere Piazza Grande. Il percorso inizia con un'altra impegnativa discesa, la Calata dei Ferranti (via Mazzatinti), che viene poi chiusa da un brusco e pericoloso cambio di pendenza finale, dove la strada torna in leggera salita. La Corsa continua poi nello spazio della piazza del Mercato (Piazza 40 Martiri) con due curve ad angolo retto (San Francesco e Farmacia). Arrivati a questo punto i Ceri rientrano nelle stradine del centro storico ed affrontano altre due curve difficili (San Lorenzo e San Martino) prima di salire per via dei Consoli fino a Piazza Grande, dove si fermano prima del terzo tratto.

TERZO TRATTO
Il terzo tratto (anche esso lungo circa un chilometro) inizia in pianura prima di ergersi in una difficoltosa salita (dislivello +65 m). La Corsa ha inizio al segnale del sindaco, che scuote un fazzoletto bianco dalla finestra del Palazzo Comunale. Al suono del Campanone i Ceri compiono tre giri in senso antiorario alla massima velocità (Birate), prima di scomparire dentro la lunga e pianeggiante via XX Settembre che si chiude ai “Buchetti”, con la parte più ripida (28%) e stretta (poco più di 2 mt) della Corsa. I Ceri, che si arrestano prima di porta Sant'Ubaldo, sono poi abbassati in posizione orizzontale per passare sotto la porta, che costituisce una pericolosa strettoia per l’arrivo al monte.

QUARTO TRATTO
È il tratto finale della Corsa, il più lungo (quasi 1600m) ed in forte e continua salita (dislivello +229m). Una strada sterrata composta da nove viali (Stradoni) e otto tornanti (tre dei quali ospitano delle chiesette dette "Capelucce"), che i Ceri completano in circa nove-dieci minuti grazie al massimo numero di ceraioli utilizzati (anche più di 40 mute per un totale di oltre 400 uomini per ogni Cero). È in questo tratto che lo sforzo fisico e l'impegno dei ceraioli raggiunge l’apice, che viene però accompagnato per tutto il percorso dall’incitamento della gente.

L’ARRIVO
Ai piedi della scalinata della Basilica, i Ceri vengono abbassati in avanti per attraversare la porta ed entrare nel chiostro. Quando esiste una distanza sufficiente e il Cero di Sant'Ubaldo riesce a chiudere la porta di fronte al Cero di S. Giorgio, i ceraioli santubaldari hanno facoltà di festeggiare separatamente e smontare il Cero o riaprire il portone e fare festa con gli altri. Nel caso in cui San Giorgio sia molto vicino, il portone non può essere chiuso ed i Ceri entrano insieme nel chiostro.
All’interno di esso i Ceri effettuano più giri intorno al pozzo ed i ceraioli mostrano la loro soddisfazione o delusione in base a come è andata la Corsa. I Ceri sono poi smontati e portati all'interno della Basilica dove, tra l’entusiasmo e la commozione generali, vengono ricollocati sugli appositi basamenti di pietra fino all'anno successivo.

L’EPILOGO
Dopo la Benedizione ed il canto di ringraziamento “O lume della fede” a Sant’Ubaldo, i santi vengono posti su una barella speciale per essere riportati in città fino alla Chiesa dei Muratori, dove il corteo assume un carattere processionale. I ceraioli si riuniscono poi nelle rispettive taverne per mangiare, bere, riposare, e commentare i vari aspetti della Festa e della Corsa. In alcuni luoghi caratteristici, le Famiglie dei ceraioli organizzano anche danze per cittadini e turisti.

LE REGOLE
Risulta ancora difficile sintetizzare le poche, incomprensibili e mai scritte regole della Corsa. "Chi ha vinto?" "Nessuno ha vinto o meglio Gubbio ha vinto." Su questo gli Eugubini sono molto laconici e non apprezzano dare ulteriori spiegazioni.
In breve le regole principali sono queste:
Il Cero deve correre alla massima velocità possibile mantenendo l'ordine stabilito dalla Tradizione: Sant'Ubaldo, San Giorgio e Sant'Antonio;
La Corsa deve essere completata prima della mezzanotte del 15 maggio;
È vietato fermarsi, se non alle soste predeterminate o in caso della caduta del Cero che sta davanti. In questo caso il Cero che corre dovrà aspettare che questo si rialzi.
Non esiste un vincitore ufficiale, e questo appare sorprendente considerando lo sforzo e i rischi che vengono assunti dai ceraioli durante tutta la corsa. Questo è il motivo per cui la Festa è definita anche come “la Festa dei matti”. La filosofia del ceraiolo è molto lontana dal moderno concetto di agonismo: la competizione principale è con se stessi, ma in onore di Sant’Ubaldo. Il fine principale è quello di fare una buona Corsa; ed in questo caso i due elementi di giudizio sono la caduta ed il distacco.

LA CADUTA DEL CERO
È la perdita della posizione verticale che porta al contatto con il terreno. È il peggior evento e il più memorabile della Festa. Il disonore è piuttosto alto e gli sfortunati ceraioli coinvolti sono soggetti a molte critiche e battute. È tradizione offrire a questi ceraioli un mazzo di bietola, che a Gubbio è considerato come un simbolo di scarsa forza fisica.

IL DISTACCO
È l'aumento della distanza tra un Cero e l'altro. Questo elemento viene considerato soprattutto nei pezzi più prestigiosi (Corso, Mercato e Birate) e alla fine di ogni tratto (specialmente quello finale), dove la chiusura della porta assume una certa importanza.